01 Mar L’albero di ulivo: tra storia e leggenda
“albero non piantato da mano d’uomo, che da sé ricresce, terrore delle lance nemiche, che in questa terra soprattutto germoglia: il glauco ulivo, che nutre i nostri figli.”
(Edipo a Colono, 697-701)
I suoi rami nodosi, la sua corteccia robusta, le sue forti radici, hanno origine in tempi antichissimi, e la loro storia è indissolubilmente intrecciata a quella della stessa umanità, in cui storia e mito arrivano perfino a confondersi e a fondersi.
I riferimenti all’ulivo e all’olio nella mitologia greca sono innumerevoli, e fin dalle sue origini questo era considerato l’albero della civiltà per eccellenza, in quanto per ottenerne i frutti necessitava delle cure e delle lavorazioni dell’uomo, e poi perché ad esso erano legate antiche istituzioni sociali e culturali.
Nei poemi epici, i richiami a questa pianta straordinaria e al suo nettare sono infiniti, e viene spesso citato anche da Omero nell’Iliade e nell’Odissea.
Ad Atene, era considerata talmente sacra, da condannare il suo sradicamento come un gravissimo reato, punibile persino con la morte del trasgressore.
D’altronde, la mitologia legata all’albero di ulivo lo porta ad essere piucchealtro un simbolo religioso e divino, raffigurante l’alter ego vegetale della Dea Atena.
Si narra che la sua origine sia da ricondurre ad una sfida tra Atena e Poseidone per conquistare il dominio dell’Attica. Chi dei due avesse fatto il dono più utile alla città, sarebbe stato il vincitore.
Poseidone creò una nuova creatura con il suo tridente: il cavallo, simbolo di coraggio e forza bellica. Atena, invece, dette vita ad un albero di ulivo, simbolo di prosperità e pace.
Atena, grazie alla grandissima utilità del suo dono, fu proclamata vincitrice, e da allora la città fu chiamata Atene in suo onore.
La resistenza titanica e la forza vitale che permeano l’ulivo, lo rendono quasi una creatura immortale, proprio come una divinità.
Secondo il mito più diffuso, l’ulivo sarebbe stato introdotto in Grecia, e in particolare in Attica, durante il regno del primo re di Atene, Cecrope, un essere metà uomo e metà serpente sorto dalla terra.
“Un tempo fu predetto a Zeus, padre degli dei dell’Olimpo, che un giorno Metis, sua sposa, avrebbe dato alla luce due figli, il secondo dei quali si sarebbe impadronito del suo trono. Così Zeus, per evitare che la profezia si avverasse, dato che Metis era già incinta del primo figlio, decise di ingoiarla. Un giorno, però, Zeus iniziò ad avere delle violenti fitte alla testa, tanto potenti da spingerlo a chiedere ad Efesto di colpirlo con il suo martello. Dopo molte insistenze, Efesto lo colpì, e dal suo cranio uscì una grande nuvola che racchiudeva una creatura con un’armatura lucente, la quale teneva, nella mano destra, un giavellotto: era Atena, la dea guerriera. La giovane dea dimostrò sin da subito non solo di essere abile nella guerra, ma anche saggia ed accorta: per questo divenne preso la Dea della Ragione. Era la personificazione della saggezza e della sapienza in tutti i campi delle scienze conosciute. Un giorno Atena chiese al padre Zeus di assegnarle una regione che le fosse consacrata, ma Poseidone, dio del mare e fratello di Zeus, si contrappose in quanto già da tempo era in attesa che il fratello gli assegnasse una regione: così, tra i due nacque una violenta disputa per il dominio dell’Attica. Zeus decise allora di proclamare una sfida tra Poseidone ed Atena: chi tra i due avesse fatto alla città il dono più utile, ne avrebbe avuto la supremazia. Ad arbitrare la contesa venne scelto il re Cecrope. Quando la sfida iniziò alla presenza di tutti gli dei, Poseidone toccò la terra con il suo tridente, facendo saltar fuori una nuova creatura, mai vista prima di allora: il cavallo, simbolo della forza bellica e del coraggio, che da quel momento popolò tutte le regioni della terra e divenne un grande aiuto per la vita dell’uomo. Atena, dal canto suo colpì il suolo roccioso con il suo giavellotto, facendo germogliare un albero di ulivo, simbolo di pace e prosperità. Cecrope decretò vincitrice della sfida Atena, per la grande utilità del dono che essa aveva fatto alla città, e da quel giorno la capitale dell’Attica fu chiamata Atene in onore della dea.”